II EDIZIONE / 18-25 OTTOBRE 2020
Lo dicono i nutrizionisti e le evidenze scientifiche: la Dieta Mediterranea è la migliore al mondo, sinonimo di longevità e benessere, senza rinunce. Non una dieta ma uno stile di vita
Ma la conosciamo davvero? E come è cambiata nel tempo?
In occasione della seconda edizione di Al Dente e dei 10 anni dalla nomina UNESCO a “patrimonio immateriale dell’umanità”, un team di esperti di alimentazione e nutrizione si è interrogato sul valore e sul significato di Dieta Mediterranea “oggi”. Il risultato un è una Guida in 10 punti per conoscerla meglio e scoprire il vero segreto del benessere a tavola, oltre le mode alimentari.
La guida al movimento #VivoMediterraneo in 10 punti
#1
NON SEGUO LE MODE
SCELGO IL MODELLO ALIMENTARE PIÙ ANTICO E MODERNO AL TEMPO STESSO E NON LO CONFONDO CON LE DIETE MIRACOLOSE DEL MOMENTO, DI CUI TUTTI PARLANO.
La dieta mediterranea, puntando sulla prevenzione, è l’unico modello che insegna a vivere in salute e più a lungo. È una “dieta” in una accezione più completa che si è persa nel tempo: una regola di comportamento e condotta che non ha solo a che fare con il cibo.
La strada per il benessere psicofisico è stata già tracciata da secoli ed è correlata all’adozione di uno stile di vita sano. A tavola, come nella vita, possiamo concederci tutto, purché nella giusta misura e cercando di essere il più possibile attivi.
#2
SPORT E MOVIMENTO AL CENTRO
NON BASTA MANGIARE BENE E SANO PER VIVERE MEDITERRANEO, SCELGO UNO STILE DI VITA ATTIVO E MI PRENDO CURA DEL MIO CORPO E DEL MIO BENESSERE.
“Vivere mediterraneo” significa prendersi cura di sé anche fuori dalla tavola: l’attività fisica non andrebbe incasellata come uno dei tanti doveri di giornata piuttosto, dovrebbe essere un modo dinamico di intendere la vita, in grado di stimolare con un movimento moderato anche antidepressivi naturali come dopamina, serotonina (l’ormone della felicità contenuto in tanti alimenti della dieta mediterranea) ed endorfine. In un circolo virtuoso la dieta mediterranea è, secondo gli esperti di nutrizione e medicina dello sport, la più indicata per l’alimentazione sportiva.
#3
AMO LA TRADIZIONE QUANDO SA EVOLVERE
LA DIETA MEDITERRANEA OGGI È IN PERFETTA CONTINUITÀ CON QUELLA DI IERI, ANCHE SE 100 ANNI L’HANNO CAMBIATA, SOPRATTUTTO PERCHÉ ALCUNE CONDIZIONI E ABITUDINI DI IERI NON SONO RIPRODUCIBILI.
Per l’US News & World Report, quella Mediterranea è “la dieta migliore al mondo e per fortuna gode di buona salute. Ha solo bisogno di essere risvegliata e incoraggiata, attraverso migliore conoscenza: la storia ci insegna che quello mediterraneo non è mai stato un modello chiuso e ci ha permesso, per esempio di adottare nei secoli prodotti che ora ne sono protagonisti come ad esempio la pasta secca, “inventata” dagli Arabi in Sicilia e poi diffusasi sulla penisola… e nel mondo. Oggi come 50 anni fa, vivere mediterraneo significa essere curiosi verso il cibo e mangiare, sano, senza pregiudizi e ideologie.
#4
NON HO PREGIUDIZI NEI CONFRONTI DEL CIBO “INDUSTRIALE”
OGGI MOLTI CIBI CONFEZIONATI O SURGELATI – GRAZIE ALLA TECNOLOGIA ALIMENTARE E ALL’INNOVAZIONE – MI AIUTANO A MANGIARE SECONDO I CANONI DELLA DIETA MEDITERRANEA. SENZA DI LORO MANGIARE PESCE E VERDURE O SEGUIRE IL RTMO DELLE STAGIONI SAREBBE MOLTO PIU DIFFICILE.
Senza l’industria alimentare vivere mediterraneo sarebbe ancora oggi un’esclusiva di una ristretta zona del Sud d’Italia e ciascuno mangerebbe cibi tipici solo del proprio territorio: niente arance, olio e pasta al nord, niente riso, burro e panettone al Sud, solo per fare qualche esempio. Sempre più aziende mettono a disposizione degli italiani tutto il necessario per vivere mediterraneo, nel segno della stagionalità e di un’alimentazione varia, accessibile e ad elevato valore di servizio. L’innovazione dei processi produttivi e degli ingredienti, inoltre, permette di ottenere ricette sempre più bilanciate e in linea con le indicazioni nutrizionali, sempre più “etiche” – da filiera corta e sostenibile – per portare in tavola prodotti che rispettano la terra, la diversità delle colture e sostengono le comunità locali.
#5
MANGIO UN PO’ DI TUTTO, AL MOMENTO GIUSTO
NESSUN TABÙ O CIBO NO, LA MONOTONIA È NEMICA DELLA SALUTE. L’EQUILIBRIO E L’ARMONIA SONO PRINCIPI CHE MI GUIDANO NEL DECIDERE COSA MANGIARE E QUANDO, RISPETTANDO I RITMI CIRCADIANI E IL MIO ORGANISMO.
In una corretta proposta nutrizionale non dovrebbe essere escluso nessun tipo o categoria di alimento, ma conta anche come il momento della giornata in cui scegliamo di nutrirci. “Vivere mediterraneo” significa mangiare con curiosità: combinare diversi alimenti, ri-scoprire prodotti e tagli dimenticati o provarne di nuovi. Importante però non trascurare il concetto crononutrizione, che ci insegna a dormire e a mangiare a orari prestabiliti e a concentrare l’assunzione del cibo nel momento in cui siamo più attivi, facendo una buona colazione, un pranzo adeguato al proprio livello di attività fisica e una cena più leggera, da consumarsi almeno 1-2 ore prima di coricarsi.
#6
SONO UN FAN DEI CARBOIDRATI (E NON RINUNCIO ALLA PASTA)
CHI SCEGLIE LE DIETE LOW O NO-CARB RINUNCIA A UN COMPONENTE FONDAMENTALE DELLA DIETA GIORNALIERA. PER ME NON C’E VIVERE MEDITERRANEO SENZA CARBOIDRATI E SENZA PASTA. PIÙ È SEMPLICE MEGLIO È: CLASSICA, INTEGRALE, ALL’UOVO…
L’attacco ai carboidrati, che in un’alimentazione mediterranea dovrebbero costituire il 55-60% delle calorie, è un esempio lampante di deriva “punitiva” dell’alimentazione, di una dieta che da “modo” diventa “mezzo”, in cui il cibo viene prescritto come un farmaco. Non si considera però che alcune cellule (globuli rossi, cervello, muscoli in particolare) hanno assoluta necessità dei carboidrati e l’organismo reagisce all’assenza di questo nutriente manifestando i disturbi classici di ipoglicemia e digiuno: debolezza, sudorazione, mancanza di concentrazione e attenzione, sonnolenza, mal di testa, annebbiamento della vista.
Un piatto di pasta integrale con verdure e legumi è un “concentrato di dieta mediterranea” da centinaia di anni. E oggi sono a nostra disposizione nuove e diverse sfumature di gusto e colore: integrale, di farine diverse, senza glutine… che rendono il vivere mediterraneo una possibilità alla portata di ogni gusto o esigenza nutrizionale.
#7
CERCO DI NON ESAGERARE CON IL CIBO … E TENGO D’OCCHIO LE PORZIONI
I NOSTRI BISNONNI MANGIAVANO POCO ED ERANO MOLTO ATTIVI, NOI FACCIAMO ESATTAMENTE IL CONTRARIO. MODERAZIONE E RIFIUTO DELLO SPRECO ALIMENTARE SONO VALORI IN CUI CREDO. E CHE CERCO DI NON DIMENTICARE QUANDO SIEDO A TAVOLA.
Sobrietà e frugalità. Vivere mediterraneo significa recuperare i tempi della natura con i prodotti di stagione, ridare dignità a quello che mangiamo, valorizzando gli avanzi nella cucina del giorno dopo, e masticando a lungo. Studiosi della Birmingham University hanno evidenziato che masticare a lungo e lentamente “fissa” il ricordo del cibo nel cervello e riduce il senso di fame nelle ore che seguono i pasti principali. Infine, a proposito di frugalità, bisognerebbe far proprio il concetto di corretta porzione per ogni alimento: che la pasta faccia ingrassare è sbagliato se parliamo di 80-100 grammi con la giusta quantità di condimento.
#8
CREDO NELLA SOSTENIBILITÀ E POSSO FARE LA DIFFERENZA
LA DIETA MEDITERRANEA È AMICA DEL PIANETA E SEGUENDOLA FACCIO BENE A ME STESSO E ALL’AMBIENTE. RISPETTA LA TERRA CHE, RIGENERANDOSI, OFFRE CIBI E MATERIE PRIME MIGLIORI.
la Dieta Mediterranea è, anche per la salute del pianeta, la scelta migliore. Pur accogliendo tantissimi alimenti, ha infatti una base prevalentemente vegetale, incentivando il consumo quotidiano di alimenti come frutta, ortaggi, cereali e legumi, la cui produzione impatta poco sull’ambiente. Ad esempio un piatto di pasta al pomodoro ha un’impronta ambientale di appena 0,492 kg, mentre l’impronta idrica è pari ad appena 231,4 litri (WWF).
Vivere mediterraneo significa, oggi come in passato, essere in armonia con la terra, essere consapevoli di come gli alimenti vengono selezionati, prodotti e distribuiti, fare scelte alimentari guidate dalle stagioni e dall’armonia con il nostro corpo e con la terra.
Proprio come facevano i nostri nonni, ma con una visione più globale.
#9
MI PIACE PARLARE DI CIBO E CONDIVIDERLO CON GLI ALTRI
QUANDO È POSSIBILE E HO IL TEMPO PER FARLO, MI PIACE CONDIVIDERE IL PIACERE DI MANGIARE E DI CUCINARE, PRENDENDOMI IL GIUSTO TEMPO, INSIEME A CHI MI VUOLE BENE.
La convivialità, il vivere cum, il pasto condiviso con chi ci sta vicino, sono i cardini del vivere mediterraneo che, forse, ci sono mancati di più nei mesi di quarantena e non vediamo l’ora di rappropriarcene. Quando è possibile gli italiani sono ben felici di riscoprire il valore e il significato di una convivialità vissuta in modo sano. Prova ne è che nelle prime settimane di isolamento siamo ripartiti dal cibo per ricostruire piccole grandi ritualità e anche preparare, insieme o a distanza, la ricetta della nonna è espressione di un sistema culturale che ha radici millenarie. Parafrasando Plutarco, non ci mettiamo a tavola per mangiare e bere, ma per mangiare e bere insieme.
#10
MI INFORMO E NON CONDIVIDO FAKE NEWS ALIMENTARI
METTO AL CENTRO DEL PIATTO IL CIBO COME ESPERIENZA CULTURALE, NEL SEGNO DELLA CONSAPEVOLEZZA E DELLA CORRETTA E TRASPARENTE INFORMAZIONE, OLTRE LE FAKE NEWS E I CAMPANILISMI.
“Vivere mediterraneo” significa essere consapevole del cibo, da dove arriva, come viene prodotto, la sua storia, come si conserva e prepara. Ma con un approccio obiettivo e laico, liberi da tutti quei pregiudizi sul cibo, la sua produzione, la sua origine, la sua sicurezza. Nell’era della lotta tra disinformazione e debunking, cercare di verificare le informazioni che ci fanno scegliere cosa portare in tavola è un gesto controcorrente di consapevolezza e gestione del proprio benessere e di chi ci sta vicino per non cadere nella trappola delle fake news. Dietro le quali, spesso, ci sono pregiudizi o interessi di parte e, soprattutto, tanta disinformazione e rifiuto delle verità della scienza.
* IL COMITATO DI ESPERTI CHE HA LAVORATO ALLA DEFINIZIONE DI QUESTO MANIFESTO E HA FORNITO I PARERI E I CONSIGLI RIPORTATI IN OGNI PUNTO COSTITUITO DA:
Immaculata De Vivo, Professoressa di Epidemiologia alla Harvard School of Public Health
Martina Vanda Donegani, Biologa Nutrizionista
Alice Dunin, Biologa Nutrizionista
Michelangelo Giampietro, Specialista in Medicina dello Sport e in Scienza dell’Alimentazione
Manuela Mapelli, Biologa Nutrizionista & Tecnologa Alimentare
Marino Niola, Antropologo della contemporaneità, condirettore Medeatresearch-centro di ricerche sociali sulla dieta mediterranea, Università degli Studi Suor Orsola Benincasa – Napoli
Sara Olivieri, Dietista
Luca Piretta, Gastroenterologo e Nutrizionista Docente di Allergie e Intolleranze Alimentari presso l’Università Campus Biomedico di Roma
Verdiana Ramina, Dietista
Yari Rossi, Biologo Nutrizionista
Giuseppe Scopelliti, Biologo Nutrizionista